Sequestro di Bitcoin ed Ethereum in Arizona per trading illegale

di | 9 Luglio 2017

La DEA (Drug Enforcement Administration) ha pubblicato ieri un report nel quale riporta, come d’abitudine, gli elenchi di proprietà sequestrate a seguito di violazione delle leggi federali, tramite le attività di sequestro basate sulle leggi e procedure elencate nel 19 U.S.C. Sezione 1602, 1619, 18 U.S.C. Sezione 983 e 28 C.F.R. parti 8 e 9, così come fanno anche FBI, Secret Services, U.S. Customs e altre organizzazioni Statunitensi. Gli aventi diritto possono, a seguito della pubblicazione, inoltrare reclami, richiesta di dissequestro totale o parziale del materiale sequestrato che è composto da ogni sorta di bene. Si va dai dollari alle armi da fuoco, dalle auto ai furgoni, dall’oro ai metalli preziosi sempre accompagnati dal loro valore equivalente in dollari.

Il sequestro di bitcoin o altre monete matematiche, benché già avvenuto in passato anche in Italia, non è ancora una pratica consolidata, desta quindi sempre interesse quando viene applicato, come è accaduto appunto qualche giorno fa quando nel report è stata riportata la contabile di un sequestro di bitcoin ed ethereum.

Sequestro di Bitcoin ed Ethereum da parte della DEA

Il documento riporta infatti tre procedimenti giudiziari con i quali gli agenti della DEA hanno sequestrato le seguenti quantità di bitcoin ed ethereum, di cui si riporta anche il valore in dollari al momento del sequestro:

Osservando gli indirizzi sulle blockchain Bitcoin ed Ethereum si nota come le somme siano state ivi trasferite il 21 e 22 aprile 2017 e da allora mai movimentate. L’arresto di uno dei due indagati per “compravendita illegale di Bitcoin”, stando alle informazioni disponibili online, risulta essere avvenuto il giorno prima, da questo si deduce che gli indirizzi devono essere stati creati dall’Autorità Giudiziaria al fine di porre in sequestro le criptovalute.

Si suppone quindi che le Autorità operanti abbiano deciso di eseguire un sequestro di bitcoin mediante trasferimento su nuovi indirizzi, non multisig, di cui avranno depositato le chiavi private correndo quindi il rischio di eventuale leak o errori nella procedura. Le modalità le tecniche e per sequestrare bitcoin infatti sono molteplici ma tutte presentano rischi e benefici che devono essere soppesati in base all’attività specifica e alla quantità di criptomoneta sequestrata.

Ovviamente, il fatto che i fondi siano stati trasferiti significa che, durante il sequestro “fisico” presso i domicili e sui dispositivi elettronici degli indagati, le Autorità Operanti sono riuscite ad ottenere le chiavi private degli indirizzi su cui erano depositate le somme da sequestrare, o le password dei wallet memorizzate sui PC o le frasi mnemonic, nel caso in cui gli indagati avessero deciso di utilizzare wallet BIP 32, BIP 39 o BIP 44 e wallet deterministici o wallet gerarchici deterministici.

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